martedì 20 dicembre 2016

Vespa velutina arrivata in Veneto! Il calabrone asiatico è stato ritrovato a Rovigo

La Vespa velutina è stata ritrovata anche in Veneto, ben fuori dalla zona rossa e a circa 300 chilometri dall’area di infestazione. Il rilevamento è avvenuto a Bergantino, in provincia di Rovigo, sul confine con la Lombardia e a 15 chilometri da quello con l’Emilia.
La notizia è stata diffusa dal sito www.stopvelutina.it e confermata con certezza dall’ Istituto CREA-API di Bologna. Prima d’ora non si era mai trovato così lontano dall’area rossa.  Secondo lo stesso istituto “Si è trattato probabilmente di un trasporto passivo di regine di calabrone, avvenuto su qualche mezzo motorizzato”.
La diffusione del calabrone sul territorio italiano è stata straordinaria: i dati provenienti dalla Francia, nazione quasi completamente infestata dall’insetto straniero, parlano di un avanzamento potenziale di 100 km all’anno.
Apidolomiti chiede a tutti gli Apicoltori di innalzare l’allerta e monitorare costantemente la situazione perchè a questi ritmi è probabile che questa vespa predatrice di Api si diffonda in tutto il Triveneto.
Per maggiori informazioni consigliamo di visitare i seguenti link:
http://www.vespavelutina.eu/it-it/

fonte: http://www.apidolomiti.com/

martedì 13 dicembre 2016

Il miele siciliano non contiene pesticidi e metalli pesanti secondo le analisi dell'Istituto zooprofilattico


Il miele siciliano non contiene pesticidi e metalli pesanti. I risultati delle analisi di laboratorio sono contenuti in un piano monitoraggio regionale, effettuato dai ricercatori dell’area Chimica e Tecnologie alimentari dell’Istituto zooprofilattico della Sicilia e concordato con l’assessorato regionale alla Salute. Le aree monitorate sono rappresentative delle nove province e delle isole minori. Su un totale di 619 esami e 330 campioni (distinti in 110 di api, 130 di miele e 90 di favo-covata e prelevati da 80 centraline) solo 4 esami (nel territorio della provincia di Palermo) sono risultati positivi ai pesticidi (neonicotinoidi) (nei limiti, comunque, consentiti dalla legge), mentre 41 esami hanno rilevato la presenza di tracce di metalli pesanti (piombo e cadmio) negli alveari istallati in prossimità delle aree industriali di Gela, Priolo e Milazzo e di insediamenti urbani molto popolosi (Palermo e Agrigento). Infine, 476 esami sono risultati negativi e 102 non eseguibili. Il piano di monitoraggio nasce dalla considerazione che l’inquinamento può essere valutato sia con metodologie strumentali, sia attraverso bioindicatori animali e vegetali. In quest’ambito, l’ape, essendo un ‘sensore viaggiante’, riveste in Italia da più di vent’anni un ruolo primario ed è considerata un ottimo bioindicatore. L’ape, infatti, volando e impollinando i fiori, può prelevare sostanze inquinanti, si contamina a sua volta e torna nella sua nicchia, diventando un possibile campione da sottoporre alle analisi di laboratorio. Considerato, poi, che anche gli alimenti possono avere sostanze indesiderate al loro interno, come residui di pesticidi e che il miele può subire contaminazioni di tipo ambientale, a causa di un’elevata presenza di attività industriali, per verificarne la purezza i ricercatori hanno raccolto vari campioni provenienti da 80 centraline istallate in varie aree agricole. Ogni stazione di monitoraggio è formata da due arnie munite di una gabbia di raccolta delle api morte. Il campionamento è stato effettuato una volta ogni quindici giorni: è stato controllato lo stato generale di salute dell’alveare, accertato e registrato su apposite schede il numero delle api morte nelle gabbie. Una volta al mese, invece, è stato controllato il miele e il favo. Una delle contaminazioni più frequenti nel miele è quella generata dall’uso di prodotti chimici per la lotta agli infestanti in particolare nelle produzioni frutticole. In tutti i campioni analizzati, i valori sono risultati conformi alla norma, sebbene in alcuni campioni si è registrata la presenza di contaminanti ambientali, quali metalli pesanti e pesticidi e Pcb (policlorobifenili). “Si tratta di livelli inquinanti bassi, che non devono preoccupare l’opinione pubblica, in quanto notevolmente inferiori ai limiti di legge consentiti – spiega Antonio Vella, dirigente responsabile del laboratorio Residui dell’area chimica e tecnologie alimentari -. Parametri che non possono far parlare del rischio di tossicità acuta, ma che senz’altro bisogna tenere sotto controllo per evitare che queste sostanze si possano accumulare nell’organismo e generare una tossicità cronica, che predispone a malattie cancerogene e/o neurodegenerative“. Alla luce dei risultati ottenuti, il commissario straordinario dello zooprofilattico, Salvatore Seminara, spiega che “i dati dell’indagine si sono rilevati un ottimo strumento per la costruzione di una mappa del rischio del territorio siciliano, utile per attuare un piano di mitigazione delle attività agricole in quelle aree ritenute più a rischio e preservare gli esemplari di questa specie“.

Per approfondire http://www.meteoweb.eu/2016/12/alimenti-il-miele-siciliano-non-contiene-pesticidi-e-metalli-pesanti/807544/#d6131EYYXh1rEYDY.99

mercoledì 7 dicembre 2016

Da giovedì 8 a domenica 11 dicembre un weekend dedicato al miele siciliano e alla cuccìa, tra showcooking, degustazioni, talk show e produttori diretti al Sanlorenzo Mercato.

E poi: la Festa della Cassata, l’incontro con lo “smartfood” di Eliana Liotta e le arancine speciali di Santa Lucia. Miele e Cuccìa protagonisti del week end di Sanlorenzo, un viaggio attraverso due specialità dolci tutte siciliane che arricchiscono il paniere delle bontà isolane. Tre giorni di degustazioni e laboratori con il miele siciliano e assaggi di varie ricette di Cuccìa, in collaborazione con gli artigiani della cuccìa di Buseto Palizzolo, in provincia di Trapani, depositari di un’antica tradizione originale con una ricetta a base di vino cotto. L’appuntamento con la Festa del Miele e della Cuccìa parte venerdì 9 dicembre alle 18, con un talk show su tutti i segreti della lavorazione del miele, con la partecipazione di produttori diretti da Misilmeri, Termini Imerese e Caltavuturo, l’intervento del professore Ezio Peri, Professore Associato Entomologia agraria al Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali, Università degli Studi di Palermo, e lo showcooking con degustazione gratuita, in collaborazione con gli chef dell’Associazione Provinciale Cuochi e Pasticceri di Palermo.
Ecco tutti gli appuntamenti gastronomici della settimana:
- GIOVEDÌ 8 DICEMBRE:
FESTA DELLA CASSATA SICILIANA
Una giornata interamente dedicata al dolce siciliano per eccellenza: la cassata. Si comincia alle 11 con lo showcooking d’eccezione, condotto dal pasticcere Alessandro Giannilivigni, che mostrerà dal vivo tutte le fasi della preparazione del dolce, con tutte le tecniche e gli ingredienti della ricetta tradizionale. Sempre alle 11 comincia anche il laboratorio speciale di Palermo Bimbi, con Giana Di Lorenzo che guiderà i più piccoli nella realizzazione di mini-cassate che i partecipanti potranno poi portare a casa, dopo averle preparate e decorate con le proprie mani (costo del laboratorio, 5 euro).
Il nome della cassata deriva dal vocabolo arabo "Quas'at" che significa scodella grande e tonda. La ricchezza dei suoi ingredienti rispecchia le caratteristiche della cucina saracena, che ama armonizzare sapori contrastanti, come il Pan di Spagna ripieno di ricotta impastata con zucchero e pezzetti di cioccolato e poi decorate con pasta di mandorle (tipicamente di colore verde) glassa e frutta candita.
- DA VENERDÌ 9 A DOMENICA 11 DICEMBRE:
FESTA DEL MIELE SICILIANO E DELLA CUCCÌA DI BUSETO PALIZZOLO
IL MIELE
Dopo lo showcooking con degustazione gratuita di venerdì 9 dicembre, spazio ai banchetti dei produttori diretti dove, sabato 10 e domenica 11 dicembre, dalle 11 alle 14 e dalle 15.30 alle 18.30, si potranno assaggiare e acquistare mieli di castagno, zagara, limone, cardo, e tanti altri fino al classico millefiori.
Oltre alle degustazioni, via anche ai laboratori per bambini, che verranno immersi nel fantastico mondo delle api con vere arnie didattiche ricche di api in attività. I piccoli apicoltori potranno così scoprire i vari ruoli che le api operaie svolgono all'interno dell'arnia e il ruolo della Ape regina, per poi dare spazio alla creatività con il riciclo dei fiori con i bicchieri di plastica e la “carta d'identità dell'ape”.
(Orari: sabato dalle 16.30 alle 18.30; domenica dalle 10.30 alle 13.30. Costo laboratori: 4 euro).
Il miele ottenuto dall'attività delle api nere di Sicilia contiene una quantità di antiossidanti dieci volte maggiore rispetto alla norma, ma anche ben tredici sostanze antibatteriche e quattro antifungine. Questa particolare specie di api è famosa agli onori della cronaca per la sua grande capacità di adattamento ai cambiamenti climatici, che le hanno reso possibile una corretta sopravvivenza.
LA CUCCìA DI BUSETO PALIZZOLO
Grano, latte, cioccolato, cannella, sono alcuni degli ingredienti base per la "cuccìa", il tipico dolce siciliano che si prepara per tradizione durante la festa di Santa Lucia. Quella di Buseto Palizzolo è frutto di una ricetta antica che usa il vino cotto, ottenuto facendo cuocere il mosto di uva per diverse ore fino a raggiungere 1/3 della quantità iniziale. Nascono così le varianti che sposano gli ingredienti della tradizione come ricotta, latte, crema di latte, miele, zucchero, marsala, cotognata, mandorle tostate, fichi secchi, cotognata, “cucuzzata”, zucchero, cannella o cioccolato. Ben 13 gusti di cuccìa saranno serviti con un ticket speciale, sabato 10 e domenica 11 dicembre dalle 11 alle 14 e dalle 15.30 alle 18.30, direttamente dagli artigiani del paese trapanese.
Secondo l’antica ricetta, a cottura ultimata, la pentola ancora calda veniva avvolta in una coperta e collocata dentro un “zimmili” una grande cesta di palma nana intrecciata, piena di paglia, dove vi si lasciava riposare per tutta la nottata. L’indomani veniva condita e servita a colazione, pranzo e cena al posto di pane e pasta.
- SABATO 10 DICEMBRE ORE 18
ELIANA LIOTTA PRESENTA SMARTFOOD E CIBO SICILIANO DI LUNGA VITA
Eliana Liotta presenta a Sanlorenzo Mercato il suo best seller da 100 mila copie, già tradotto in otto lingue, «La Dieta Smartfood» e l’applicazione pratica, «Le ricette Smartfood». I due libri, editi da Rizzoli, sono certificati dallo Ieo, Istituto europeo di oncologia di Milano. L’autrice, giornalista scientifica, è siciliana e siciliani sono molti ingredienti e molte pietanze di lunga vita approvati dal grande centro clinico e di ricerca fondato da Umberto Veronesi: dalle polpette di sarde all’insalata di finocchi, cipolle e arance rosse.
Eliana Liotta, giornalista, scrittrice e comunicatrice scientifica, ha scritto per Rizzoli il best seller La Dieta Smartfood, un caso editoriale nel 2016, subito tradotto in otto lingue, e il suo seguito, Le ricette Smartfood, entrambi con il marchio scientifico dello IEO di Milano. Firma del Corriere della Sera, è autrice del blog su Io donna «Il bene che mi voglio». In Rcs è stata direttore del mensile, del sito e della collana di libri OK Salute e vicedirettore del settimanale Oggi.
- MARTEDì 13 DICEMBRE: LE ARANCINE DEL MERCATO
Un’arancina per ogni bottega: è Santa Lucia secondo il Mercato. Dalle classiche “carne” e “burro” in friggitoria, a “speck e vastedda palermitana” in salumeria, fino a “spada e menta” in pescheria e la “vegetariana” dell’ortofrutta con spinaci e “Mattone”, un formaggio stagionato tipico di Santa Ninfa (TP).

Per noi palermitani Santa Lucia è sinonimo di arancine. Le arancine sono una specialità della cucina palermitana, e rappresentano una delle leccornie più conosciute della Sicilia. Si racconta che fu un emiro arabo ad inventare il timballo di riso, per portare con sé qualcosa da mangiare quando si allontanava dal suo palazzo per andare a caccia. Poi ci fu la trovata geniale di manipolare questo timballo di riso fatto con pezzetti di carne e profumato di zafferano, dandogli la forma di una palla grossa come un’arancia, che impanata e fritta resisteva molto meglio al trasporto.

fonte: www.palermotoday.it

venerdì 2 dicembre 2016

Il terribile anno del miele italiano: prodotte 470 tonnellate in meno

Se ne parla da luglio, da quando la Confederazione italiana agricoltura di Padova ha lanciato un allarme sul rischio di azzeramento della produzione di miele per l’anno 2016. La causa allora stava nelle piogge che avevano flagellato il Nord Italia a maggio e giugno, determinando la mancata fioritura di acacie e tigli. Alla motivazione naturale si aggiungeva poi il problema dei costi di produzione insostenibili, a partire dall’acquisto di un medicinale veterinario utilizzato per combattere un acaro che attacca le api. I numeri, già allora, erano drammatici: nel corso del 2016 la produzione di miele per gli apicoltori padovani si era ridotta dell’80 percento, determinando un aumento del prezzo del miele del 10-30 percento. Fatto sta che a settembre la drammatica stima numerica si è estesa al territorio nazionale, con il suo milione e mezzo di alveari. E così, per l’apicoltura italiana il 2016 risulta essere una delle peggiori annate degli ultimi 35 anni, con un crollo della produzione del 70 percento. La raccolta è stata decimata dai cambiamenti climatici e dai pesticidi, con punte di produzione zero per il miele d’acacia in Piemonte e Triveneto e per quello di agrumi in Sicilia e un rincaro del prezzo del 20 percento. Nel dettaglio, il miele di acacia bio è passato dalle 437 tonnellate prodotte nel 2015 alle 184 tonnellate del 2016; quello di acacia convenzionale da 266 a 91 tonnellate, per un totale di 428 tonnellate in meno. Mentre il miele di agrumi è sceso da 54 a 35 tonnellate per il bio e da 174 a 148 tonnellate per il convenzionale, per un totale di 45 tonnellate in meno. Eppure, non cala il numero degli apicoltori e degli alveari.
I dati allarmanti sono stati comunicati a inizio settembre dal presidente dell’Osservatorio Nazionale Miele Giancarlo Naldi e dal presidente Conapi (Consorzio nazionale Apicoltori) Diego Pagani al vice ministro alle Politiche agricole Andrea Olivero. Olivero ha commentato: «Siamo tra coloro che meglio lavorano in purezza. È necessaria una strategia complessiva per ragionare su tutto il comparto, a noi il compito di mantenere alto il livello di vigilanza e dare continuità alle iniziative di sostegno al settore. La qualità del miele non dipende solo dalle vantaggiose caratteristiche climatiche del Paese ma soprattutto dalla professionalità dei nostri apicoltori».
Il problema dei pesticidi. È la Federazione Apicoltori Italiani a indagare nello specifico il problema dei pesticidi. In un comunicato ufficiale, ha ribadito ancora una volta, come sempre dal 2008 a questa parte, i tremendi danni dei neonicotinoidi, antiparassitari che derivano dalla nicotina, introdotti come alternativa al DDT, ma ad azione neurotossica e pericolosa per le api.
A metterli sotto accusa è ora anche uno studio pubblicato sulla rivista britannica Proceeding of the Royal Society: l’Accademia Reale di ricerca della Gran Bretagna e del Commowealth, in collaborazione con Svizzera, Germania, Tailandia e Sud Africa, ha confermato che il ciclo di vita dei fuchi dell’ape produttrice di miele (Apis mellifera), se esposti a thiametoxam e coothianidin (due neonicotinoidi), si riduce notevolmente. Viene compromessa anche la fertilità dei fuchi, con una riduzione dello sperma del 39 percento rispetto agli insetti non contaminati e una riduzione di vitalità del seme. Di fatto, gli antiparassitari esercitano un’azione contraccettiva.
Dal Giappone arriva invece un’altra teoria: secondo il ricercatore Junko Tokumoto di Kobe, i neonicotinoidi hanno un effetto indiretto che condiziona le ghiandole ipogaringee delle api nutrici, che non possono più produrre proteine, grassi e vitamine per le larve. Resta il fatto che tutti gli studi evidenziano i neonicotinoidi come fattore di rischio a carico delle api e del loro ciclo riproduttivo. Che contribuisce, assieme a tutti gli altri, alla morìa delle api mellifere e alla conseguente e grave erosione della nostra biodiversità.

fonte: http://www.gardaweek.it/

mercoledì 30 novembre 2016

Fungo di ferla da 816 grammi trovato a San Cataldo

E’ un fungo da record quello raccolto nei giorni scorsi da un appassionato, il 42 enne Alessandro Leone, un apicoltore di Zafferana Etnea con la passione per la campagna. Quest’ultimo non credeva ai propri occhi quando sabato, nelle campagne di San Cataldo, in provincia di Caltanissetta, si è imbattuto in un enorme esemplare di fungo di ferula (meglio noto come fungo di ferla); un fungo di 816 grammi, con il cappello del diametro di oltre 32 centimetri. Una vera rarità per questa specie, che solitamente raggiunge il peso di 200 grammi circa. «Il fungo era ben visibile a tutti i cercatori – racconta il signor Leone - e quando l’ho visto sono rimasto a bocca aperta; sono stato fortunato perché, poco prima, nello stesso posto erano passati anche alcuni cacciatori. Non riesco a capire davvero come abbiano fatto a non vederlo. Un esemplare molto bello, da rimanere incantati». A proposito della raccolta da record lo stesso Leone poi aggiunge: «Mai avrei potuto immaginare di trovare un fungo di queste dimensioni, anche perché questa è un’annata pessima per i funghi, viste anche le condizioni climatiche non favorevoli. Stranamente però nonostante di funghi non ce ne siano tanti, non è raro raccoglierne di dimensioni importanti; mi è capitato anche con qualche porcino». Immortalato con alcune foto il fungo “ferula” da record è quindi finito sulla griglia: «Seppure a malincuore, prima che si rovinasse non ho potuto far altro che cucinarlo e mangiarlo insieme ai parenti e agli amici più cari».

fonte: http://www.lasicilia.it/

Assistenza ai Finanziamenti in Apicoltura per l’anno 2017

Assistenza ai Finanziamenti in Apicoltura per l’anno 2017: federapi fai sicilia Assistenza ai federapi fai sicilia Finanziamenti in Apicoltura per l’anno 2017

martedì 29 novembre 2016

Perde il lavoro per la crisi e si reinventa apicoltore

BIGARELLO. Non c’è lavoro? Basta cercarlo. Si potrebbe sintetizzare così la metamorfosi di un giovane mantovano acquisito che dopo anni da imbianchino, vista la crisi, ha deciso di cambiare mestiere e diventare apicoltore. Una scelta che si è dimostrata vincente. È la storia del 31enne Hedi Rocco Azzabi, nato a Marsala (Trapani) da padre tunisino e madre siciliana, arrivato a Mantova all’età di 14 anni, da solo in treno e con pochi soldi. «Appena terminate le medie ho deciso di emigrare al nord per trovare lavoro» racconta Rocco. «Ospitato da amici - continua - ho cominciato come imbianchino, lavoro che ho smesso tre anni fa quando la crisi ha cominciato a mordere». Rocco ricorda di aver deciso di fare l’apicoltore dopo aver conosciuto Aldo Mantovanelli, un esperto casteldariese che gli ha venduto le prime due “famiglie” di api. Da allora, pian piano, aiutato dalla giovane moglie Sabrine, tunisina, Hedi Rocco ha iniziato ad ampliare il numero delle sue arnie, ad oggi quasi un migliaio, dislocate nelle province di Mantova e Verona. L’intraprendente ex imbianchino non solo alleva le api per il miele ma anche per riprodurre “famiglie con la regina” che vende ad altri apicoltori: «Ormai è diventato un lavoro che mi impegna tutto l’anno. Inoltre, visto che la produzione di miele supera i 100 quintali annui, ho allestito un laboratorio a Gazzo Bigarello per la lavorazione, aiutato da mia moglie». Sono diverse le qualità di miele prodotte: dal millefiori al miele di tarassaco, di colza, di acacia ma anche la mielata (miele di bosco), la propoli e il polline. Rocco, che è uno dei più giovani apicoltori mantovani, si dice fiero e soddisfatto della scelta fatta: «È un lavoro che mi permette di vivere a contatto con la natura, dalla quale dipende la produzione di miele. Se c’è inquinamento e le api non producono e addirittura muoiono è un segnale allarmante anche per l’uomo. Devo ringraziare il mio caro amico e maestro Mantovanelli, che mi ha fatto riscoprire questa passione. Riscoprire, perché ricordo che fin da piccolo, in Sicilia, il nonno materno aveva alcuni alveari ai quali però mi proibiva di avvicinarmi. Ma rimase la curiosità di conoscere il mondo affascinante delle api. Ora ne faccio addirittura parte».

fonte: http://gazzettadimantova.gelocal.it/

sabato 26 novembre 2016

Miele: M5s, subito indagine conoscitiva su morìa api

Un'indagine conoscitiva per comprendere le ragioni della moria di api, il calo della produzione e prevenire così il conseguente rischio di frodi alimentari con miele extra europeo, soprattutto cinese e bulgaro, che però in etichetta compare sotto il marchio Ue". È questa, in sintesi, la proposta dei deputati del M5S della Commissione Agricoltura lanciata a margine del convegno "Apicoltura - Riflessioni e ricerche tra biodiversità e sostenibilità", oggi alla Camera dal M5S insieme con esperti e apicoltori di diverse sigle, dall'Ispra all'associazione Scientia fino alle Università di Bologna, Pisa e Teramo. "L'indagine conoscitiva come il nuovo passo di un percorso avviato dal M5S in Parlamento con numerosi atti parlamentari che coinvolgerà in un ciclo di audizioni comunità scientifica, associazioni e operatori del settore per far entrare nell'agenda politica del Governo e delle Autorità competenti quella che è una vera e propria emergenza, non solo per il comparto apistico, ma per la conservazione della biodiversità, degli ecosistemi e quindi la trasmissione della vita sul Pianeta. Una priorità per la quale è urgente investire maggiori risorse nella ricerca scientifica" conclude il deputato 5stelle Massimiliano Bernini, primo firmatario dell'ultima risoluzione del M5S sulle api -.

Il calo della produzione di miele, legato alla morìa delle api, in Italia nel 2016 si è aggravato con una perdita del 50-60 per cento e punte fino all'80% in alcuni areali. Fra le cause, cambiamenti climatici, uso di pesticidi ed erbicidi, frazionamento degli habitat, patologie, come Aethina Tumida e il cosiddetto 'Calabrone asiatico'". "Il calo di produzione - per il deputato 5stelle Paolo Parentela -rischia di aprire la strada a nuove sofisticazioni alimentari, con l'introduzione nel mercato di miele proveniente da Paesi extraeuropei frutto di pratiche scorrette come ad esempio quella di tagliare il miele con sciroppo di zucchero. Una pratica scorretta che danneggia consumatori e produttori, oltre che le api, che va fermata al più presto".(ANSA).

Propoli, 8 cose da sapere

Chissà quante volte ne avrete sentito parlare, della propoli. Ma sia che ne siate già utilizzatori abituali, sia che invece non l’abbiate mai provata, vi sarà senz’altro utile conoscerla a fondo. Per evitare di cadere in luoghi comuni (sì, ce ne sono anche per la propoli…) e soprattutto per sfruttarne al meglio le riconosciute proprietà benefiche per il nostro organismo.
È un prodotto tutto naturale
La propoli è naturale al 100%. Viene prodotta dalle api e utilizzata come “cemento” nella costruzione dell’alveare: grazie alla sua azione antibatterica, funge da barriera difensiva contro i microrganismi esterni. È composta da resine, balsami, cera, polline, minerali, vitamine (B1, B2, B6, C ed E) e flavonoidi (pigmenti che si trovano nei fiori, nei frutti e sulla corteccia degli alberi). È disponibile in diverse forme: oltre alla classica tintura idroalcolica, si trova in sciroppi, compresse effervescenti, spray, collutori.
È un potente antisettico
In effetti, le proprietà antisettiche della propoli erano note già agli antichi Egizi, che la utilizzavano nei processi di mummificazione. Grazie poi ad alcuni principi attivi come gli oli essenziali e i flavonoidi, svolge un’azione antibatterica in particolare sui microrganismi responsabili delle infezioni delle vie aeree.
Ma non rafforza il sistema immunitario
È vero che la propoli combatte anche alcuni ceppi di virus (tra i quali, ad esempio, quello dell’herpes); ma di qui a sostenere che rafforzi le difese immunitarie dell’organismo ce ne passa: non è dimostrato scientificamente, infatti, che sia in grado di stimolare la produzione di anticorpi.
È ottima anche per l’igiene orale
Grazie alle sue proprietà cicatrizzanti e disinfettanti, è indicata per combattere le infiammazioni delle gengive. Pare agisca anche contro lo Streptococcus Mutans, il batterio responsabile della carie (ma sono impieghi terapeutici ancora in fase sperimentale).
Ma è meglio prenderla prima dei pasti
L’organismo assorbe meglio la propoli a stomaco vuoto: se mescolata ad altri alimenti, infatti, potrebbe perdere i principi attivi. La propoli è comunque facilmente digeribile, svolge addirittura un’azione antigastrica e antiulcerosa e combatte l’Helicobacter Pylori, il batterio che vive annidato nella mucosa gastrica ed è la principale causa di problemi dell´apparato gastrointestinale, anche seri (ulcere gastriche e duodenali).
Non fa ingrassare
È una cattiva fama legata alla sua origine: la propoli è infatti un prodotto dell’alveare, come il miele e la pappa reale, che sono sostanze altamente nutritive. Rispetto a queste, però, ha pochissime calorie (appena 15 in 100 g). Dunque: via libera anche se siete a dieta.
Si può dare anche ai bambini, a certe condizioni
La propoli può essere presa anche dai più piccoli, a patto che si eviti la soluzione idroalcolica (ma solo perché contiene alcol). Per combattere le malattie da raffreddamento, ai bambini fino ai 12 anni è quindi preferibile somministrare estratto secco di propoli: sino a 300 mg al giorno per almeno 10 giorni. Agli adulti si consigliano invece 25-30 gocce di soluzione idroalcolica, due volte al giorno.
In gravidanza è meglio di no
Alcuni oli essenziali contenuti nella propoli possono provocare contrazioni dei muscoli uterini, pericolose per il feto.
fonte: http://www.staibene.it/

venerdì 25 novembre 2016

Esonero IVA: si Salvano solo gli Apicoltori in Zona Montana

Nella giornata odierna (24 Novembre 2016) il Senato della Repubblica ha convertito definitivamente in legge il Decreto-Legge n. 193 del 2016, recante “Disposizioni urgenti in materia fiscale e per il finanziamento di esigenze indifferibili". Avendo ieri il Governo posto la “questione di fiducia" sul testo approvato in precedenza con modificazioni dalla Camera dei Deputati, l’emendamento correttivo richiesto dalla FAI-Federazione Apicoltori Italiani è stato

accolto solo in parte. L’attività parlamentare promossa al fine di scongiurare la soppressione del regime di esonero ai produttori agricoli e apistici, con volume d’affari inferiore ai 7.000 Euro, ha pertanto consentito di mantenere valido tale regime sia pure limitatamente a quegli agricoltori-apicoltori situati nelle cosiddette “zone montane”. “Visto che i territori montani sono ricompresi in quasi il 45% dei Comuni italiani – ha dichiarato Raffaele Cirone, presidente FAI-Federazione Apicoltori Italiani - abbiamo la verosimile soddisfazione di aver “salvato” più o meno la metà delle aziende apistiche che in Italia operano in regime di esonero agendo così nell’interesse di tutta la categoria produttiva e non solo dei nostri associati”. La FAI, in effetti, è stata l’unica Organizzazione apistica nazionale ad impegnarsi su questo fronte, l’unica del resto che difende storicamente la categoria dei piccoli agricoltori-apicoltori che in Italia rappresentano fino all’85-90% degli operatori del comparto. Il testo definitivo della legge di conversione sarà prossimamente pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Possiamo intanto anticipare quelle che sono le procedure cui dovranno sottoporsi tutte le aziende apistiche che non potranno più beneficiare del regime di esonero perché situate in zona non classificabile come montana:
• i soggetti passivi IVA dovranno trasmettere telematicamente, all’Agenzia delle Entrate, ogni tre mesi, i dati di tutte le fatture emesse e ricevute nel trimestre di riferimento;
• la comunicazione analitica delle fatture dovrà inoltre essere integrata con la comunicazione dei dati delle liquidazioni periodiche dell’IVA;
• le scadenze previste sono: 31 maggio, 16 settembre, 30 novembre, ultimo giorno di febbraio;
• per il primo anno di applicazione si prevede una comunicazione semestrale iniziale da effettuare entro il 25 luglio 2017.

fonte: http://www.federapi.biz/

sabato 5 novembre 2016

CATANIA : si avvia il secondo corso di 1° livello del 2016

Corso aperto a tutti; si terrà nei giorni 18-19-20 Novembre 2016 al raggiungimento di un minimo di 25 partecipanti, In caso  di mancata realizzazione, verrà restituita la quota di iscrizione; tutte le comunicazioni tramite e-mail    faisicilia@federapi.biz

Il corso di primo livello è rivolto a quanti intendono intraprendere l’attività di apicoltore. A tal proposito ricordiamo che l’apicoltura è un’attività agricola a tutti gli effetti, la legge nazionale sull’apicoltura, la n. 313 del 2004, definisce apicoltore chiunque detiene alveari. Per iniziare a svolgere questa attività occorrono delle conoscenze di base sulla vita e l’organizzazione delle api, sulla disponibilità di pascoli, sulla gestione delle attrezzature ed altro ancora. I docenti del corso sono apicoltori professionisti di lunga esperienza, soci di Fai Sicilia

data
orario
18 novembre 2016
9:00 - 13:00 /  15:00 -19:00
19 novembre 2016
9:00 - 13:00 /  15:00 -19:00
20 novembre 2016
9:00 - 13:00 /  15:00 -19:00
documenti disponibili


fonte: http://www.sicilia.federapi.biz/

lunedì 31 ottobre 2016

Bando per lo sviluppo dell’apicoltura in Lombardia



Il piano pubblicato dalla Regione Lombardia ha come obiettivo l’aumento e l’incentivo della produzione e del commercio dei prodotti apistici come il miele e gli altri prodotti dell’alveare.
Questo bando, consultate le associazioni dei produttori apistici, mira al finanziamento della produzione nel triennio che va dal 2015 al 2017 con lo scopo di dare un sostanzioso contributo ad un forte settore dell’agroalimentare locale, promuovendo la qualità del Made in Italy, cercando di aumentare gli introiti dei produttori locali, oltre che tutelare l’ambiente e il consumatore finale. Il bando apicoltura è stato pubblicato nel Bollettino Ufficiale di Regione Lombardia ed è allegato alla Delibera di Giunta Regionale n. 5612 del 26/09/2016. 

Beneficiari

Potranno usufruire dei finanziamenti i singoli produttori o associazioni di produttori apistici, compresi gli enti ed istituti di ricerca, in possesso di partita IVA, fascicolo aziendale e registrazione in Banca Dati Apistica del numero degli alveari posseduti in riferimento al censimento 2016.
La domanda deve necessariamente essere presentata entro il 31 dicembre 2016; è necessario aprire il proprio fascicolo aziendale presso il CAA di riferimento e dopo aver provveduto alla richiesta online sul SIARL (Sistema Informativo Agricoltura Regione Lombardia), si deve stampare tutta la documentazione, firmarla e consegnarla alla Provincia territorialmente competente. Alla domanda bisogna allegare le fotocopie di carta di identità o passaporto e la documentazione dei controlli dell’OCM Miele.
La domanda per il bando apicoltura Lombardia può essere presentata una sola volta nell’arco dell’intera campagna.
Su tutti i beneficiari vengono effettuati una serie di controlli amministrativi come l’inizio e la fine dei lavori programmati, le somme investite e documentate, le attrezzature utilizzate, l’assenza di ulteriori aiuti economici durante la stessa campagna e ovviamente gli accertamenti fiscali sulle spese dichiarate.
Dopo questi controlli di natura burocratica, sono previsti anche delle ispezioni sul posto per tutti i richiedenti, al fine di verificare che tutti i requisiti siano pienamente soddisfatti.
Per il triennio 2015 / 2017 sono previsti finanziamenti complessivi per 1,5 milioni di euro, tra quelli erogati dal nostro governo e quelli stanziati dall’Unione Europea per lo sviluppo regionale e la somma è stata calcolata prendendo in considerazione il numero di arnie censite. Con questi soldi diventa possibile per gli operatori fare aggiornamenti professionali sulle nuove tecniche di produzione e avere un forte aiuto per acquistare api, nuovi alveari e macchinari, oltre che favorire lo spostamento delle arnie per seguire le diverse fioriture. Questi aiuti, infine, possono essere utilizzati ovviamente per comprare nuovi sciami al fine di aumentare la produzione complessiva dell´attività.
Le ripartizioni e le assegnazioni delle risorse disponibili avverranno tramite un punteggio, a seconda del tipo di investimento e dei diversi beneficiari, il contributo copre dal 20% al 100% delle spese. Sul bando sono presenti le diverse percentuali finanziate.
Scritto da Grazia Savia - magevola.it

venerdì 28 ottobre 2016

Apicoltura, Parentela (M5S): “Inutile l’abbruciamento delle arnie per contrastare l’aethina tumida, servono altre soluzioni più efficaci”

(AGENPARL) – Roma, 26 ott 2016 – Il Deputato del Movimento 5 Stelle, Paolo Parentela, si scaglia contro le politiche del Governo Renzi in merito all’abbruciamento delle arnie infette da aethina tumida. Parente ha indirizzato una interrogazione parlamentare rivolta al Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, chiedendo appunto la cessazione immediata dell’abbruciamento delle arnie infette. Ciò perchè, secondo il Deputato 5S, tale soluzione non ha sortito ad oggi alcun effetto, se non la sola conseguenza negativa di intimorire gli apicoltori che non ne denunciano la presenza. Inoltre per l’On. Parente, tale modus operandi ha fatto in modo che si raddoppiasse la presenza del coleottero proveniente dall’Africa.
«Le analisi genetiche eseguite sui campioni “italiani” – afferma Parente – hanno evidenziato che i coleotteri appartengono a un ceppo distinto rispetto a quello dei coleotteri “statunitensi” e “australiani”. Le sequenze dei campioni calabresi e siciliani risultano molto vicine a quella di un campione proveniente dal Camerun e presumibilmente è entrato in Calabria attraverso il porto di Gioia Tauro grazie all’importazione di legna, che non è soggetta ad alcun controllo. Anche questo è un aspetto da chiarire, visto che questo genere di merci, notoriamente ad alto rischio, non sia soggetta a controlli nei porti commerciali. La cura somministrata dal governo è evidentemente fallita. Bisogna eseguire controlli mirati sul legname proveniente dall’Africa ed avviare indagini sulla merce proveniente dall’Africa subsahariana. In più bisogna ricostruire l’unità di crisi, questa volta includendo competenze apistiche, entomologiche, precedentemente escluse dal tavolo. Dopo più di un anno e danni incalcolabili agli apicoltori calabresi, è giunto il momento che il governo la smetta di adottare la stupida soluzione dell’abbruciamento delle arnie. Bisogna debellare definitivamente il coleottero delle api, che sta minando seriamente il comparto apistico calabrese, già in forte crisi.»

mercoledì 26 ottobre 2016

La Spezia - Api sempre più fragili, Asl incontra gli apicoltori


La Spezia - La Struttura Complessa Sanità Animale dell’ASL 5 Spezzino organizza un incontro informativo rivolto agli apicoltori che operano sul territorio di competenza al fine di illustrare le novità introdotte dall’entrata in vigore del Decreto Ministeriale 11 agosto 2014 “Approvazione del Manuale Operativo per la gestione dell’Anagrafe Apistica Nazionale”.
Il Dott. Angelo Bogazzi, Medico Veterinario referente per l’apicoltura della Struttura Complessa Sanità Animale, spiegherà in dettaglio gli obblighi a cui si devono attenere gli apicoltori in merito a registrazione dell’attività, movimentazioni e compravendita, censimenti, ecc.
L’incontro sarà occasione per fare il punto sulla situazione sanitaria delle api e sulle malattie ad esse connesse, anche in relazione al preoccupante fenomeno di morie e spopolamento degli alveari universalmente diffuso.
All’incontro parteciperà anche il Dott. Ernesto Bazzali della Struttura Complessa Igiene Alimenti di Origine Animale dell’ASL 5 che aggiornerà la platea su novità di interesse per produttori di miele ed in generale di prodotti dell’alveare.
L’incontro si terrà il giorno 27 ottobre 2016 presso il mercato ortofrutticolo di Pallodola, Sarzana di fronte alla Agroalimentare sarzanese s.r.l. alle ore 21.00.

Per completezza di informazione si illustra quanto segue:
Gli organi comunitari (CE) sono seriamente preoccupati per la situazione di grave decremento della popolazione apistica ed hanno invitato gli organismi sanitari ed agricoli europei a monitorare tale situazione ed a trovare le soluzioni per una inversione di tendenza. La preoccupazione è massima poiché si individua nell'apicoltura, oltre all'elemento di produzione economica (miele, cera, propoli, pappa reale, etc.) una enorme valenza ambientale. L'ape infatti sovraintende, a livello mondiale, al fenomeno naturale dell'impollinazione in numerosissime colture e piante selvatiche favorendone la riproduzione e con essa la biodiversità e l'equilibrio con l'ecosistema ambientale. E' un connubio unico tra mondo animale e vegetale, tra produzione e natura: le api mentre lavorano favoriscono lo sviluppo dell'ecosistema naturale, fornendoci il miele ma anche i prodotti vegetali che derivano dell'impollinazione. 
Secondo la FAO delle 100 specie di colture che forniscono il 90% dei prodotti alimentari in tutto il mondo, 71 sono impollinate dalle api. L' EFSA, autorità europea della sicurezza alimentare, invita anche l'Italia a monitorare tale situazione con l'obiettivo di mantenere riserve di api. Le cause di tale diminuzione di popolazione apistica, rilevata anche nella nostra Provincia, sono legate ad una pluralità di fattori:
a. l'uso dei pesticidi nell'agricoltura industriale come i neonicotinoidi usati nella difesa delle coltivazioni del mais
b. l'ingresso, attraverso le vie del commercio globale, di patologie ad alto grado di distruzione come l'acaro della varroa e il piccolo scarabeo dell'alveare (aethina tumida)
c. la produzione di vegetali geneticamente modificati
d. la riduzione delle fonti alimentari dovute alla riduzione del paesaggio agrario ed all'estendersi della urbanizzazione
e. alla perdita delle caratteristiche genetiche originarie delle popolazioni apistiche.
Per i motivi elencati si capisce che le api, in quanto molto sensibili alle trasformazioni in senso intensivo nel commercio, nell'agricoltura, nell'organizzazione sono un rilevatore naturale molto preciso dello stato di salute dell'ambiente (che in questo periodo pare essere critico).
Il Governo italiano attraverso il Ministero della Salute ha individuato nei Servizi veterinari delle ASL il punto di riferimento per un censimento reale delle attività produttive in apicoltura con l'istituzione dell'anagrafe apistica e per un controllo territoriale delle principali patologie che coinvolgono le api compresa la mortalità da sostanze chimiche usate in agricoltura.

Fonte: http://www.cittadellaspezia.com/

martedì 25 ottobre 2016

Miele protagonista kermesse Chatillon



Dal 28 al 30 ottobre degustazioni e concorsi

(ANSA) - AOSTA, 19 OTT - L'enogastronomia sposa la cultura in occasione della 13/a Sagra del miele in calendario dal 28 al 30 ottobre a Châtillon: è Château Miel la novità di questa edizione che abbina visite guidate al castello Baron Gamba, sabato 29, a un percorso di degustazione dei mieli valdostani con la realizzazione di cocktail, finger food, rigorosamente a base di miele, e vini abbinati. Nell'ambito della sagra si terrà, domenica 30 ottobre, la premiazione del Concorso mieli della Valle d'Aosta, che ha preso in esame 76 campioni. ''Il miele, seppure poco incisivo sull'economia regionale, rappresenta un prodotto di eccellenza'' ha sottolineato nel presentare la manifestazione l'assessore all'agricoltura Renzo Testolin che ha fatto il punto sul settore apistico. Nel 2016 sono stati prodotti oltre mille quintali di miele nei 77 mila alveari di proprietà di 502 apicoltori con un calo rispetto all'anno precedente del 30-40%.

   

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