I dati allarmanti sono stati comunicati a inizio settembre dal presidente dell’Osservatorio Nazionale Miele Giancarlo Naldi e dal presidente Conapi (Consorzio nazionale Apicoltori) Diego Pagani al vice ministro alle Politiche agricole Andrea Olivero. Olivero ha commentato: «Siamo tra coloro che meglio lavorano in purezza. È necessaria una strategia complessiva per ragionare su tutto il comparto, a noi il compito di mantenere alto il livello di vigilanza e dare continuità alle iniziative di sostegno al settore. La qualità del miele non dipende solo dalle vantaggiose caratteristiche climatiche del Paese ma soprattutto dalla professionalità dei nostri apicoltori».
Il problema dei pesticidi. È la Federazione Apicoltori Italiani a indagare nello specifico il problema dei pesticidi. In un comunicato ufficiale, ha ribadito ancora una volta, come sempre dal 2008 a questa parte, i tremendi danni dei neonicotinoidi, antiparassitari che derivano dalla nicotina, introdotti come alternativa al DDT, ma ad azione neurotossica e pericolosa per le api.
A metterli sotto accusa è ora anche uno studio pubblicato sulla rivista britannica Proceeding of the Royal Society: l’Accademia Reale di ricerca della Gran Bretagna e del Commowealth, in collaborazione con Svizzera, Germania, Tailandia e Sud Africa, ha confermato che il ciclo di vita dei fuchi dell’ape produttrice di miele (Apis mellifera), se esposti a thiametoxam e coothianidin (due neonicotinoidi), si riduce notevolmente. Viene compromessa anche la fertilità dei fuchi, con una riduzione dello sperma del 39 percento rispetto agli insetti non contaminati e una riduzione di vitalità del seme. Di fatto, gli antiparassitari esercitano un’azione contraccettiva.
Dal Giappone arriva invece un’altra teoria: secondo il ricercatore Junko Tokumoto di Kobe, i neonicotinoidi hanno un effetto indiretto che condiziona le ghiandole ipogaringee delle api nutrici, che non possono più produrre proteine, grassi e vitamine per le larve. Resta il fatto che tutti gli studi evidenziano i neonicotinoidi come fattore di rischio a carico delle api e del loro ciclo riproduttivo. Che contribuisce, assieme a tutti gli altri, alla morìa delle api mellifere e alla conseguente e grave erosione della nostra biodiversità.
fonte: http://www.gardaweek.it/
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